sabato 2 settembre 2023

Hollywood, 2020

 


Diretta e ideata da Ian Brennan e Ryan Murphy, con DAvid Corenswet (Jack Castello), Jeremy Pope (ARchie coleman), Darren Criss (Raymond    ), Samara Weaving (Claire Wood), Jack Picking (Rock Hudson), Dylan Mcdermott (Ernie West), Laura Harrier (Camille Washington), Patty Lupone (Avis Amberg), Rob Reine (Ace Amberg). 


Nella los Angeles dell'immediato dopoguerra il reduce Jack Castello, da poco sposato con Henrietta, insegue il sogno di diventare attore. le sue vicissitudini finiranno per intrecciarsi con altri personaggi con lo stesso obiettivo: Archie, ragazzo di colore e gay che sogna di diventare sceneggiatore, Raymond un giovne aspirante regista fidanzato con Camille, giovane donna di colore anch'essa aspirante attrice, Roy altro giovane gay destinato a diventare famoso con il nome di rock Hudson....


Miniserie di Netflix che ripercorre la nascita di uno dei periodi d'oro di Hollywood, cioè l'immediato dopoguerra che anticipa i fasti degli anni '50 e '60. 

Imperdibile quindi per una amante del cinema come me;  è sicuramente un prodotto gradevole anche se non si può dire che si siano sforzati troppo nell'approfondimento di personaggi e situazioni, e forse hanno anche un po' calcato la mano su certe cose. Che dietro le quinte di Hollywood, da sempre, succeda di tutto e di più non è certo una novità, ma alla fin fine nessuno dei protagonisti è stato scelto per i propri meriti e nemmeno con un normale provino svolto in modo regolare, ma sono stati tutti raccomandati o in qualche modo si sono prostituiti per fare carriera (non solo nel senso biblico, come nel caso del protagonista principale). 


Dato che si parla di una serie tv Netflix del 2020, non si può prescindere dalle nuove regole non scritte del politically correct, cosa che qui però non è affatto fuori luogo vista l'epoca e sopratutto visto che uno dei temi principali trattati nelle sette puntate sono le discriminazioni e difficoltà che all'epoca subivano tutti coloro che appartenevano a qualche minoranza: i gay che dovevano nascondersi e fare finta di non esserlo, i neri o asiatici che non trovavano ruoli che non fossero quello di servi, schiavi o personaggi stereotipati, l'abitudine a spremere le star fino al midollo per poi gettarle come nulla nel dimenticatoio rovinando loro la carriera, le donne che non faticavano ad assurgere a ruoli di potere nelle case di produzione. Oggi per fortuna le cose sono cambiate anche se su parecchi aspetti c'è ancora strada da fare, ma certo il cammino è stato duro: e difatti l'ultima puntata, intitolata "Finale in stile Hollywood", è praticamente un sogno di come le cose sarebbero dovute andare, rendendo giustizia anche ad alcune situazioni discriminanti a danno di alcuni attori.

Accanto a personaggi originali ci sono anche personaggi realmente esistiti: Anna May Wong, Hattie McDaniel, Vivien Leigh, e un giovane esordiente gay di nome Roy che diventerà famoso come Rock Hudson. Ecco, a proposito di questo personaggio, non ho affatto capito perchè dipingerlo come un tontolone che pn riusciva a tenere a mente nemmeno una frase; non ho grande conoscenza di questo attore ma non mi risulta nemmeno fosse in quel modo. 

Notevoli invece fotografia e scenografia. 






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