Regia di Guido Chiesa, con Stefano Dionisi (Johnny), Fabrizio Gifuni (Ettore), Andrea Prodan (Pierre), Claudio Amendola (Nord), Alberto Gimignani (Il Biondo), Chiara Muti (Elda).
Dopo l’8 settembre 1943 lo studente universitario Johnny decide di disertare e si rifugia nella sua casa in collina in provincia di Alba. Qualche tempo dopo entra a far parte dei partigiani e durante la lotta prenderà coscienza che la guerra non è quell’avventura eroica ed epica che molti-compresi i suoi professori- descrivevano…
Tratto dall’omonimo romanzo (1968) di Beppe Fenoglio, uno dei capisaldi della letteratura italiana sulla Resistenza, è un film pregevole, che sicuramente soddisferà gli amanti del genere anche perché non tradisce lo spirito del romanzo.
Devo ammettere che, personalmente, a me il romanzo non è piaciuto, non sono nemmeno riuscita a terminarne la lettura; per il film la cosa è stata leggermente diversa, anche se non posso dire rientrerà mai nei miei preferiti.
Ho apprezzato il clima cupo (ben sottolineato dalla fotografia), a tratti anche pesante (soprattutto all’inizio , nella parte in cui Johnny è nascosto nella villa in una situazione stagnante da cui aspetta di uscire), che facilita il fatto di vedere quel periodo per quello che fu, una guerra civile, al di là degli schieramenti e degli ideali.
I personaggi sono ben interpretati e azzeccati, dal protagonista – abbastanza tormentato Stefano Dionisi, ai suoi compagni di lotta. Particolarmente ben resa la scena dove il professore illustra agli studenti dei casi di lotta (se hai un fratello fascista lo denunci?) che loro – inesperti- ritengono estremi facendo loro capire che tutta la guerra è estrema e basta.
Molto efficace anche la scena del rastrellamento, che permette di capire cosa fosse la paura in quei momenti anche fisicamente parlando.
Una cosa però che non è chiara sia nel romanzo che nel film è il finale: Johnny muore o no?
Credo che la cosa sia dovuta al fatto che il romanzo rimase incompiuto…ma non vorrei sbagliarmi e magari è un finale aperto…
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