martedì 17 aprile 2018

Io sono Tempesta, 2018


Regia di Daniele Lucchetti, con Marco Giallini (Numa Tempesta), Elio Germano (Bruno), Francesco Ghenghi (Nicola), Eleonora Danco (Angela),Luciano Curreli (L'Ingegnere), Jo Sung (Dimitri).


Numa Tempesta è uno "squalo" della finanza che sta per avviare un importante progetto in Kazakistan. Peccato che i suoi avvocati lo informino che dovrà scontare ai servizi sociali una condanna risalente a qualche anno prima per frode fiscale. Inizialmente Numa, abituato al lusso sfrenato, non sopporta un posto dove  gli sono stati ritirati pure passaporto e cellulare, e che pullula di gente povera che ha perso tutto in breve tempo, come Bruno, padre single finito al centro con  il figlio Nicola, ma passando il tempo si abitua e, incredibilmente, si sente perfino meno solo....



Devo ammettere che non ho ben capito dove voglia andare a parare il regista con questo film, simpatico e gradevole, ma che da metà circa si perde  quasi completamente.
Se le vicende di Numa Tempesta ricordano inevitabilmente quelle di alcuni personaggi della cronaca italiana- in primis Silvio Berlusconi e Stefano Riccucci- lo scopo iniziale del film sembrerebbe fornire un ritratto di una società e di una politica che stanno cambiando (mah!!), anche se i vizi della corruzione, del familismo, delle raccomandazioni e dei favoritismi sono purtroppo ancora troppo ancorati, e non solo ai piani alti.
E difatti a un certo punto anche quelli che sono i poveri, gli "ultimi", che disprezzano tanto le persone come Numa, alla fin fine si dimostrano non essere poi tanto migliori, ben disposti anche loro a speculare e intrallazzare pur di uscire dalla loro situazione di disagio e povertà; se ciò è comprensibile finchè essi per vivere dipendono dal centro Caritas e dormono addirittura dove capita perchè realmente non hanno più nulla, nel finale (SPOILER) non si può non notare che non solo si risollevano grazie all'ennesimo imbroglio di chi condannavano, ma che lo fanno grazie a una sala slot contribuendo quindi a rovinare qualcun' altro.
Per il resto come ho detto dopo un po' il film si perde, in quanto il "come" si arriva a questo finale non è congruente con le premesse o con quanto narrato finora: personaggio "simbolo" di questa caratteristica negativa del film è Angela, la direttrice del centro di accoglienza che agisce in modo totalmente incoerente per buona parte del film, senza che ce ne vengano spiegati oltretutto i motivi.
Peccato perchè le prove attoriali di Giallini  e Germano sono più che buone, anche se a loro sia affianca un ottimo comprimario: si tratta del piccolo attore che interpreta Nicola, il figlio di Bruno, che sa vedere molto più in là degli adulti e che, grazie al cielo, è privo della leziosaggine di cui vengono ammantati molti piccoli attori nei loro film.
Comunque godibile per una serata senza troppe pretese al cinema.






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