martedì 10 aprile 2018

Assassini nati (Natural born killers), 1994



Regia di Oliver Stone, con Juliette Lewis (Mallory Knox), Woody Harrelson (Mickey Knox), Tommy Lee Jones (Dwight McClusky), Robert Downey jr (Wyne Gale ), Tom Sizemore (Jack Scagnetti).



Mickey e Mallory Knox sono una coppia di efferrati serial killer, che in poche settimane ha lasciato dietro di sè una cinquantina di vittime innocenti, uccise in orrendi massacri. Chiaramente sono i ricercati numero uno dalla polizia USA, ma ricercatissimi anche dai giornalisti, che mettendoli sotto i riflettori li hanno praticamente fatti diventare dei divi per molta gente, nonostante i loro orrendi delitti.
Quando vengono finalmente catturati, processati e condannati alla galera, vengono separati e cos rimangono per oltre un anno, fino a quando Wayne Gale, uno dei giornalisti che più ha seguito le vicende dei due coniugi contribuendo non poco a mitizzarli, ottiene il permesso di intervistare Mickey poco prima che venga lobotomizzato....


Quando uscì questo film avevo 14 anni e ricordo perfettamente il mare di polemiche che scaturirono a ogni livello, a tal punto che mi sembra che in Italia ci fu il divieto ai minori di 18 anni. Non erano ovviamente del tutto campate per aria, vista la violenza estrema e gratuita presente nel film, d'altra parte chi realizzava la pellicola era Oliver Stone su soggetto di Quentin Tarantino, quindi inutile aspettarsi qualcosa di diverso.
Il film l'ho poi visto da adulta, qualche anno fa, e l'ho trovato molto buono anche se certamente non rientrerà nei miei preferiti.
Ma andiamo con ordine: è certamente una storia di estrema violenza, ma a più livelli: proseguendo con la storia capiamo che Mickey e Mallory per quanto siano solo due odiosi psicopatici con la fortuna di vivere in uno Stato USA in cui non vige la pena di morte, non sono certo i peggiori della storia. Per prima cosa essi stessi vengono da un'infanzia e adolescenza piena di abusi e violenze, sopratutto lei che fin da bambina veniva picchiata e stuprata dal padre con la madre che, succube del marito, non riusciva a reagire nonostante vedesse cosa succedeva; lui invece da bambino ha assistito al suicidio del padre e ha avuto la sua dose di violenze, che fino ad un certo punto ha sfogato lavorando in una macelleria. Chiaro che due soggetti così quando si incontrano e uniscono fanno una strage, uccidendo chiunque non vada loro a genio per i più svariati motivi, che nemmeno ci vengono presentati visto che le vittime (a parte i genitori di Mallory) rimangono totalmente sullo sfondo e sembrano non contare di fronte a quelli che la stampa, rincorrendo le loro vicende, ha praticamente trasformato in due star con tanto di fans. Fenomeno non nuovo e che purtroppo conosciamo bene anche in Italia avendolo visto in tempi recenti per casi come il delitto di Avetrana o di Perugia, e in passato per gente come Vallanzasca o Pietro Maso che ricevevano addirittura lettere d'amore in galera da parte delle loro fans.
Alla fine la violenza dei media risulta quella più rilevante, a cui nemmeno la legge (in nome della libertà di espressione e di informazione) può mettere un freno: tutto ciò è ben rappresentato da Wayne Gale, giornalista fallito ma totalmente senza scrupoli disposto, per tornare in auge, a recarsi in galera a intervistare la diabolica coppia; il che darà il via a un ulteriore massacro, pianificato dai due per fuggire. Wayne finirà per seguirli in tutto questo, facendosi ammaliare dalla personalità di Mickey e dal "sogno" di realizzare il più grande scoop del mondo, dimostrando allo spettatore la giustezza dell tesi di fondo, ovvero che non è poi così tanto diverso dai due assassini. 

E' una storia certamente forte e sgradevole, che però non manca anche di mostrare una certa dose di romanticismo: è fuori da ogni dubbio infatti che Mickey e Mallory sono due anime gemelle legate da vero amore, per quanto odiosi riguardo a tutto il resto. La scena del matrimonio sul ponte a mio avviso è molto bella, e credo sia per questo che vengono spesso citati come "coppia romantica", nonostante tutto.
Lo zampino della sceneggiatura di Quentin Tarantin si vede in molte sequenze splatter e nell'umorismo nero che caratterizza gran parte del film:  per il resto è un film che comprende in sè molti generi ed è quindi difficile da definire del tutto, sopratutto credo anche io che ci voglia una certa maturità per leggerlo nella giusta chiave di lettura.
Tra gli attori ho trovato migliore di tutti Juliette Lewis, con il suo fisico minuto e il viso dolce in aperto contrasto con la crudeltà e la voglia di sangue del suo personaggio: ottimo anche Robert Downey jr nei panni del giornalista senza scrupoli che, accecato dalla voglia di celebrità, verrà travolto da tutto ciò; ottimi anche gli altri attori e colonna sonora  interessante.
Forse è proprio grazie a questi elementi che on mi è dspiaciuto del tutto questo film particolare  e che offre senza dubbio più chiavi di interpretazione.



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