sabato 1 ottobre 2016

Il vedovo, 1958



Regia di Dino Risi, con Alberto Sordi (Alberto Nardi), Franca Valeri (Elvira Almiraghi),Livio Lorenzon (Marchese Stucchi),Leonora Ruffo (Gioia), Nando Bruno (Zio di Alberto).





Alberto Nardi è un industriale ambizioso ma incapace: titolare di una ditta di ascensori, è riuscito a piazzarne pochissimi e oltretutto difettosi, e  le varie speculazioni d'affari da lui tentate si sono sempre rivelate disastrose. Finora è stato economicamente soccorso dalla moglie Elvira, che al contrario del marito non solo è milionaria di suo ma è anche imprenditrice di successo e con il talento negli affari.
Dopo l'ultimo fallimento Elvira decide di chiudere i rubinetti costringendo il marito a rivolgersi a un strozzino, ma proprio quando Alberto è sull'orlo della disperazione ecco la notizia: il treno diretto in Svizzera su cui viaggiava Elvira è deragliato precipitando in un lago, senza lasciare sopravvissuti. Alberto eredita così l'intero patrimonio di Elvira; ma mentre si svolge la veglia funebre e il neo vedovo già favoleggia sull'uso dello sterminato conto in banca ecco che la defunta ricompare: all'ultimo minuto una telefonata di lavoro le aveva fatto perdere il treno....


In assoluto uno dei migliori film italiani, nonchè un esempio perfetto di commedia all'italiana. Stavolta non posso essere accusata di parzialità perchè davvero so che questi due giudizi su questo film sono condivisi in generale dal mondo del cinema e della critica, oltrechè meritatissimi.
Ispirato in parte al "Caso Fenaroli"- un famoso caso di cronaca nera di quegli anni-è un film dove il maestro Dino Risi rivela un insolito "black humor" con una trama che celebra una Milano che non c'è più, quella dell'appena iniziato boom economico, e allo stesso tempo mette alla berlina comportamenti e personaggi tipici dell'epoca: in questo caso uno dei tanti piccoli imprenditori senza capacità che s gettavano nell'avventura pensando di diventare milionari ma che inevitabilmente fallivano proprio per la loro incompetenza.
E' il caso di Alberto Nardi, che oltre ad essere incompetente è pure disonesto visto che cerca di piazzare i suoi ascensori anche se sa benissimo che sono difettati e che prende costantemente per il naso i creditori cui continua a rivolgersi; tanto a saldarli c'è Elvira, la moglie arpia che non sopporta (ampiamente ricambiato) e che oltretutto è tutto il suo opposto: titolare di un patrimonio di circa cento milioni di lire (all'epoca, quindi Elvira è miliardaria), è pure una donna d'affari di successo che non sbaglia un progetto o una speculazione in Borsa. Cosa abbia unito un giorno i due al punto di arrivare al matrimonio non è dato saperlo, e probabilmente nemmeno loro se ne ricordano più (anche se , nel caso si Alberto, il sospetto è evidente e giustificato); per certo lo spettatore sa che attualmente il loro matrimonio è diventato un gioco al massacro fra due personalità che cosi rivelano la loro aridità, cattiveria e piccineria (seppure in modo comico). L'esempio più evidente è il soprannome con cui Elvira si rivolge al marito, quel "cretinetti" volto a umiliarlo palesemente.
Elvira però è sì arpia e stronzetta, ma non certo stupida e quindi ad un certo punto chiude saggiamente i rubinetti di fronte alla follia spendaccione del marito: non potendo separarsi (all'epoca non c'era il divorzio in Italia) prende atto di essere sposata con un imbecille (sue stesse parole) e continua tutto come prima, limitando però i danni economici. Il povero Alberto, assillato da creditori e usurai, se la vede davvero brutta quando arriva il miracolo...e davvero, potete credermi, se già prima il film era godibile da questa parte in poi diventa formidabile. La storia è più o meno nota e quindi non starò a ripeterla- anche per non rovinare la sorpresa di chie eventualmente non l'avesse visto- ma la serie di avvenimenti che si susseguono dalla presunta morte di Elvira, la reazione ipocrita di Alberto, il ritorno della "defunta"in una scena davvero mitica e la conseguente progettazione di un piano per farla fuori di nuovo è davvero coinvolgente per lo spettatore come poche volte succede. Sordi e la Valeri sono una coppia perfetta: due mondi paralleli: lui ambiguo cialtrone che con le chiacchiere copre la propria inettitudine, lei sarcastica e tagliente a scoprire le carte in tavola. Attorno a loro alcuni comprimari perfettamente a loro agio nei rispettivi ruoli ben delineati, che non restano solo sullo sfondo: Livio Lorenzon nel ruolo del marchese Stucchi, vittima e complice del Nardi, Eleonora Ruffo nel ruolo della svampita (ma non troppo) amante di Alberto, e Nando Bruno nel ruolo dello zio, altro complice e-in fondo- dipendente del nipote.
La battuta migliore? Quando Alberto- in un momento in cui tenta di farsi passare per sentimentale- dice a Elvira: "io ti ho dato il mio entusiasmo, la mia allegria...ma tu cosa mi ha dato?" e lei, diretta: "70 milioni in cinque anni!".






Nessun commento:

Posta un commento