lunedì 23 maggio 2016

Felicia Impastato, 2016




Regia di Gianfranco Albano, con Lunetta Savino (Felicia Impastato), Carmelo Galati (Giovanni Impastato), Antonio Catania (Rocco Chinnici), Barbara Tabita (Franca Imbergamo), Gaetano Aronica (Antonino Caponnetto)






Il 9 maggio 1978 a Cinisi viene ucciso Peppino Impastato, fondatore di "Radio Aut", dalla quale denunciava la mafia e tutte le storture e crimini ad essa connessi, compresa l'omertà. Tutti sanno che a ordinare il delitto p stato il boss Tano Badalamenti- parente fra l'altro della famiglia di Peppino- ma ovviamente tutti stanno zitti. Tutti tranne Felicia, madre di Peppino, che decide di rompere il muro di omertà che da sempre ha visto in paese: la donna comincia a parlare con carabinieri, giudici, affidandosi alle leggi dello Stato per dimostrare che la mafia può essere combattuta....





Un famoso proverbio dice "Dietro un grande uomo c'è sempre una grande donna",solitamente viene usato per indicare una coppia; per una volta penso si possa applicare anche a questa vicenda, anche se stavolta abbiamo un figlio e una madre.
Il figlio è Peppino Impastato, e penso non abbia bisogno di presentazioni; la madre è Felicia Impastato, che dopo l'uccisione del figlio si battè per anni per ottenere giustizia, affidandosi allo Stato e rompendo il muro di omertà e di strapotere che la mafia aveva nella cittadina in cui viveva, Cinisi.
Una donna piccola e fragile fuori, ma con un coraggio da leonessa dentro; coraggio certo dovuto in maggior parte al suo dolore di madre che cerca giustizia per un figlio ucciso, ma che in parte c'era già prima: come lei stessa racconta, quando sposò il marito non sapeva nulla di mafia e se invece avesse saputo non l'avrebbe fatto; ma una volta venuta a conoscenza delle parentele del marito, proibì di portare mafiosi in casa sua e difese sempre il figlio Peppino che si ribellava apertamente al padre.
Lunetta Savino, nota solitamente per ruoli leggeri e "di spalla", qui debutta come protagonista in un ruolo altamente drammatico, dimostrando che anche nel suo caso è valida la teoria secondo la quale spesso un attore conosciuto come "da commedia" finisce per rivelarsi anche un ottimo attore drammatico: ho trovato la sua interpretazione molto intensa e veritiera, rende molto ben il dolore di questa madre che ha attinto proprio ad esso la forza per combattere la sua battaglia, riuscendo alla fine a vedere condannato l'assassino del figlio (seppure, come da italica abitudine, dopo quasi vent'anni).
Accanto a Felicia presenza costante è stato il figlio minore Giovanni (Carmelo Galati), figura più dimessa rispetto al fratello ma anch'esso sempre la fianco della madre nella lotta per la giustizia e per tenere viva la memoria del fratello.
Una storia toccante e intensa, girata e interpretata molto bene e raccontata senza retorica; un bell'omaggio per questa figura di donna, presente in maniera minore anche nel film "I cento passi".












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