Regia di Stanley Kubrick, con Ryan O’Neal (Barry Lindon), Marisa Berenson (Lady Lindon), Marie Kean (Mrs Lindon), Roger Rooth (re Giorgio III), Gay Hamilton (Nora Barry), Leon Vitali (Lord Bullington).
Nell’Inghilterra del ‘700, il giovane Barry, di modeste origini, si innamora della cugina che però a causa di esse lo rifiuta. Decide così di tentare la fortuna nell’esercito, e dopo mirabolanti peripezie di ogni tipo, arriva a scalare l’alta società, sposando la ricca Lady Lindon,di cui assumerà il cognome...
Confessione sacrilega: ritengo che Kubrick sia uno dei registi più noiosi della storia del cinema ("Shining" e "Spartacus" a parte); dei suoi film che ho visto non ce n'è uno che non mi abbia tediato, poco ("Lolita") o tanto (tutti gli altri).
Non fa eccezione nemmeno questo (tratto dal romanzo "Le memorie di Barry Lyndon" di Willia Tackeray), considerato uno dei massimi capolavori del regista e della cinematografia, che io però ho tentato di vedere ben due volte prima di arrivare vicina alla fine...e no, non ci sono arrivata alla fine, mi sono troppo nnoiata!
Tecnicamente perfetto e ineccepibile, è forse proprio questo il suo difetto più grande: il tipico film così perfetto da risultare noioso. La storia assomiglia a quella di Tom Jones, ma mentre là permanevano per tutta la narrazione ironia e divertimento, qui col passare del tempo la situazione si fa sempre più greve, simbolo del decadimento morale del protagonista,che riesce a soddisfare il suo desiderio di salire la scala sociale a caro prezzo sul piano personale.
Forse il ruolo più importante di Ryan O'Neal, fino ad allora noto più che altro per "Love story", che qui prova ad affrancarsi dall'etichetta di "bello" con cui era noto, nonostante avesse già al suo attivo anche il pregevole "Paper moon", con una buona prova attoriale di carattere drammatico; brava anche Marisa Berenson nel ruolo della moglie lady Lindon.
Ambientazioni, costumi, paesaggi bellissimi e perfetti....non guastano certo e sono una gioia per la vista, ma come già detto il troppo perfezionismo (per cui Kubrick era noto a livello maniacale) stroppia anche nel cinema.
Nel 1976 vinse quattro premi Oscar: migliori costumi, fotografia, scenografia, colonna sonora.
Sì, hai ragione, la tua confessione è sacrilega. Ma poco male. Inutile cercare di farsi piacere a forza qualcosa che non è nelle nostre corde. Ad esempio a me Quentin Tarantino mi ha ufficialmente stufato dai tempi di Kill Bill, di conseguenza mi sono allegramente perso Inglourious basterds e Django unchained (Sin city l'ho visto ma ne avrei fatto volentieri a meno). Se tu non riesci ad apprezzare il cinema di Kubrick è inutile che ti infliggi la visione controvoglia dei suoi film. Guarda invece qualcosa che è più in sintonia con i tuoi gusti.
RispondiEliminaHo dato a Kubkic varie possibilità, ma adesso che mi sono fatta una mia precisa opinione lo lascio sicuramente perdere.
EliminaStessa cosa anche per Fellini.
Direi che le possibilità le hai date a te stessa, piuttosto che a Kubrick o a Fellini, che non hanno nulla da guadagnare dalla faccenda :D
EliminaRicordati che le opinioni sono opinabili e non stupirti se, magari fra molti anni, ti capiterà di vedere un loro film e di scoprire che nel frattempo hai cambiato idea.